Una fedele compagna di vita

Di Fava Enrico

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Riguardando le vecchie certificazioni ci siamo imbattuti in questa, descritta di seguito, la cui lettura ci ha divertito e quasi commosso proprio perché è una tangibile prova d’amore che ha accompagnato il proprietario per tutta la vita. Siamo sicuri che anche ad altri appassionati di vecchie barche farà piacere assaporare la storia che ci ha raccontato il Socio Enrico Fava.

Possedevo un Lugaresi acquistato alla Fiera di Milano nel 1957. Con questo piccolo scafo con 35 HP Evinrude abbiamo fatto le prime esperienze. Gli scafi Riva, ed in particolare l’Ariston, mi attraevano moltissimo e per le linee e per quel meraviglioso legno e rifiniture.

Alla fine del 1963 a Milano, entrando nel Salone della Nautica vidi l’SG_80 del Cantiere San Giorgio. Immediatamente capii che quella barca rispondeva a tutte le mie aspettative. La cosa che più mi impressionò fu la forma proporzionata e gradevole; una prua slanciata e la poppa bassa e arrotondata proprio come l’Ariston. La fiancata in tavole di mogano fiammato con sfumature scure ed equilibrate facevano supporto ad una coperta rifinitissima dai colori caldi e più tenui. Poi la grande abitabilità e lo spazio per tutto!! Tre importanti gavoni permettevano d’avere tutto protetto e la barca sempre in ordine. Sotto la prua i remi e i grandi volumi. A poppa, dietro il sedile, batterie e benzina. All’origine, col motore Mercury, sul cruscotto c’era soltanto l’indicatore di velocità. Tre anni dopo con l’acquisto del motore “1100”, applicai una mascherina con il contagiri, contamiglia, voltometro ed l’indicatore di livello. Una pompa di sentina completò i servizi. Bastò mezz’ora per capire che quella sarebbe stata la mia barca. Il titolare, col quale conclusi subito le trattative, aveva circa 30 anni e, quasi coetanei, ci intendemmo molto bene. L’invito per vedere la barca in costruzione fu fissato per il mese seguente e la consegna in giugno. Andai con un po’ di emozione e, in questo paesino sul mare vicino a Savona, era situato un vecchio stabile con un vecchissimo squero, finestre e porte malandate e pavimenti dissestati. Pareva impossibile che barche così belle potessero uscire di lì. Entrando, invece, la sensazione fu completamente diversa; le macchine per la lavorazione del legno erano in ordine e gli spazi per le diverse fasi sufficientemente ampie e divise fra loro. Ricordo che le sette persone al lavoro erano tutte anziane! La mia barca era molto avanti, ma ancora col legno non rifinito e molte viti in vista. Si sentiva soltanto il profumo dei legni; le vernici sarebbero state usate più tardi. All’amore a prima vista si stava sostituendo quello che sarebbe durato 35 anni. Questa barca è stata compagna delle mie vacanze e con questa abbiamo imparato a sciare. Muove pochissima acqua e fila morbida grazie alla sua carena arrotondata a poppa.

Gli anni e l’abbandono per un lungo periodo l’avevano molto rovinata. Fu nel 1995 che scrissi alla rivista Yacht Digest per sapere se esistevano altri SG 80 in attività e delle mie impressioni di restaurare la barca. La risposta fu un incentivo a questa operazione. Il grande apporto è stato del piccolo Cantiere “Due+Legno” di Casal Borsetti in provincia di Ravenna, i cui titolari Andrea e Gianni conoscevo da tempo per i servizi e l’assistenza ad un DC8 che usavo in adriatico e sapendo che erano bravi e con una buona manualità decisi di affidare a loro questo delicato lavoro che mi ha dato grande soddisfazione. Poi ho trasferito la barca nel garage di casa per occuparmi di tutta la parte meccanica e gli accessori. Il restauro è durato quasi 3 anni e si è concluso con la presentazione della barca a Pontelagoscuro, ai Certificatori dell’ASDEC che mi rilasciarono un punteggio del quale, mi dissero, dovevo essere orgoglioso.

Conclusioni

Ritengo che l’SG – 80 del Cantiere San Giorgio di Savona rappresenti uno dei fuoribordo più importanti mai costruiti. Materiali impiegati, linee d’acqua e sovrastrutture sono assimilabili a quelle dei più begli entrobordo dell’epoca. La genialità del progetto, a mio parere, consiste appunto nell’aver realizzato una barca capace di restituire, assieme alla funzionalità del fuoribordo che permette grandi spazi disponibili, anche il gusto delle cose molto importanti e per materiali impiegati e per l’armonia dell’insieme. Per queste ragioni penso che l’SG-80 “Bianca II” possa rappresentare un punto di riferimento sulle capacità e le intuizioni di quel giovane imprenditore che per ragioni commerciali e finanziarie dovette abbandonare l’attività.

Resta però un integro ricordo!