Di Riccardo Cepparo
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Due laghi, due anime. Nel volger di tre settimane la flotta di motoscafi classici dell’ASDEC è passata da Menaggio a Stresa, dalla bellezza austera, impervia, a tratti selvaggia del Lago di Como al paesaggio solare e accogliente del Lago Maggiore. Si potrebbe dire che Qualcuno lassù abbia inventato il Lario per chi ama la montagna, e il Verbano per chi predilige la rilassata agiatezza di un piccolo mare sotto casa.
Siamo a Stresa dunque, è un weeken di sorprese. Prima di tutto, magnifica idea aprire il raduno quasi al tramonto, per navigare con la luce radente verso il Ticino, e percorrere un tratto del fiume seguendo il flusso delle acque che riprendono il loro lungo viaggio per Venezia, dopo una placida sosta nel lago..
Sul programma del raduno, stampato dal Verbano Yacht Club, spicca una fotografia in bianconero di un vecchio racer costruito dai Vidoli intorno al 1930. Sull’acqua vola la ricostruzione quasi fedele di quello scafo, voluta, realizzata e pilotata da Chicco Vidoli, erede e attuale conduttore del cantiere. E’ un’immagine della passione che si rinnova, dell’emozione che dominava gli anni ruggenti della motonautica italiana. Sul fiume arrossato dal tramonto scattiamo fotografie stupende, ultimi lampi di mogano e cromature prima di rientrare a Stresa sotto le stelle.
Ma l’attività dell’ASDEC non è fatta solo di velocità e rombi sull’acqua. Ci sono anche le certificazioni, il lavoro storico, le ricerche. Tutto reso difficile ed ostico dalla riservatezza di vecchi cantieri, dalla drammatica scarsità di documenti, talvolta dallo snobismo degli stessi armatori. Eppure è una lavoro appagante e pieno di sorprese. In un mondo in cui si taroccano automobili, barche e orologi per facili guadagni, succede anche di scoprire un tarocco al contrario. A Stresa si è verificata una combinazione così straordinaria, che a ben rifletterci aveva delle probabilità più rare di un allineamento Terra-Venere-Sole. Sul molo del Verbano Yacht Club si sono trovati fianco a fianco un Chris Craft racing runabout, raro motoscafo per le corse tra gentlemen a cavallo dell’ultima guerra mondiale, e un Bartolomeo Colombo di pari misura. L’accurata verifica dei certificatori ASDEC ha portato a scoprire che le due barche erano assolutamente identiche, fin nei particolari costruttivi più nascosti. E’ così emerso che il Colombo dovrebbe essere in realtà un Chris Craft che qualcuno, oltre trent’anni fa, trovò comodo per chissà quale motivo “travestire” da Colombo abbinando un libretto di navigazione esistente a una barca americana così rara, che nessuna capitaneria italiana avrebbe mai potuto riconoscerla.