di Pietro Bedoni
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Scorrendo gli annunci di imbarcazioni d’epoca in vendita, ci si può imbattere in diverse tipologie di inserzioni, che propongono scafi a motore dotati di motori originali e coevi alla barca oppure motorizzati con propulsori più moderni.
Certamente uno scafo con il suo motore d’epoca presenta un fascino maggiore, specie nel caso di un fuoribordo, dove l’estetica moderna delle calandre mal si sposa con la livrea della barca storica. D’altra parte il propulsore attuale è certamente più affidabile e garantisce nell’uso quotidiano navigazioni più tranquille e consumi più ridotti meno inquinanti.
Il collezionista di barche d’epoca storce sicuramente il naso di fronte a una proposta di uno scafo con motore sostituito, ma esiste una terza possibilità di abbinamento con il motore che può accontentare tutti e non svalutare l’imbarcazione storica.
La scelta di conservare, se esistente, il motore originale, che può presentare alcuni problemi di affidabilità, e montare invece sulla barca per un suo uso più intenso, un motore moderno: in occasione dei raduni di barche d’epoca potrà eventualmente essere usato il motore storico originale. Gianalberto Zanoletti, presidente dell’Asdec, esprime così il suo parere in merito: “ Lo scopo di una Associazione come la nostra, è quello di conservare le testimonianze storiche della nautica; pertanto è logico che una barca d’epoca dotata del suo propulsore originale ha sicuramente un “plus” rispetto ad una a cui è stato sostituito il motore. In particolari casi di imbarcazioni molto importanti o in esemplare unico l’assenza del propulsore d’origine costituisce in effetti un grosso handicap che sminuisce il valore dello scafo.
Ma se l’appassionato desidera utilizzare la barca storica non solo per qualche raduno, ma anche per un normale diporto, credo che possa tranquillamente montare un motore più moderno e affidabile, ma ad una condizione: che conservi, meglio se funzionante, il propulsore d’origine. In tal modo non verrà assolutamente inficiato il valore intrinseco della barca che resterà a tutti gli effetti storica, garantendo d’altra parte un utilizzo più sicuro, oltretutto con consumi ed inquinamento più ridotti”
La barca che presentiamo esemplifica molto bene quanto espresso. Si tratta di uno scafo per motore fuoribordo costruito all’inizio degli anni cinquanta sul lago Maggiore dal maestro d’ascia Giovanni Sardo, che in quegli anni produceva alcuni motoscafi e lance a remi e motore.
Lo scafo presenta linee tipiche dell’epoca, concepite per un uso turistico ma, all’occorrenza anche sportivo, per le competizioni motonautiche; era motorizzato con un fuoribordo Johnson “Big Twin”da 25 hp del 1956.
Mentre lo scafo era in buono stato e in grado di navigare, il motore al momento dell’acquisto si presentava in condizioni solo discrete. Nel 1956 il fuoribordo Johnson da 25 hp era usato anche per competizioni motonautiche; dopo la sostituzione di alcune componenti dell’impianto elettrico il vecchio Johnson si è regolarmente messo in moto. Il recupero della parte meccanica è stato interrotto per l’impossibilità di smontare il piede allo scopo di sostituire la girante della pompa dell’acqua: si sarebbero tranciati, per la ruggine, tutti i prigionieri del blocco motore ! A questo punto,valutati i costi, si è optato per un restauro solo a livello estetico che riportasse il motore alla livrea originale.
Alla fine del lavoro il “Big Twin”color verde ramarro con le scritte originali è in bella mostra su un cavalletto d’epoca dipinto nello stesso colore, mentre sullo scafo è stato montato un moderno fuoribordo“Mariner” da 30 hp, che garantisce uscite in acqua sicure e prestazioni a dir poco entusiasmanti.
Poiché i colori del nuovo motore, con decalcomanie molto vistose, mal si sposava con l’estetica dello scafo, la calandra è stata carteggiata e riverniciata in grigio argento come il resto del motore. Ma così riverniciato era triste a vedersi. Sembrava un mezzo militare. Occorreva qualcosa che, senza essere appariscente, lo rallegrasse e lo rendesse più simile ad un vecchio propulsore. La scelta è stata quella di applicare sui lati gli adesivi del logo Asdec con la tipica bandierina del sodalizio. Così anche il motore moderno, con questo trattamento, è quasi diventato d’epoca, almeno e per fortuna, solo nell’estetica!