di Paolo Lodigiani
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Caro Gianalberto,
ti ringrazio di avermi sottoposto il tuo articolo in cui esprimi perfettamente e con molta chiarezza la tua idea sull'uso delle vele originali e sulla posizione dell'ASDEC in merito al rifacimento delle stesse. La mia posizione in proposito è che il tuo punto di vista è ineccepibile, direi quasi che non poteva essere diverso, è una sorta di atto dovuto per spingere gli armatori a rispettare l'oggetto antico che hanno il privilegio di possedere e che è affidato alle loro cure. Quindi sono d'accordo al 100%, ma con un'aggiunta, che non incide sul mio accordo, ma può spiegare perché non sono sicuro che mi atterrò sempre a questi principi. Il motivo è che nelle barche e nella vela non tutto dipende dalla ragione, ma molto ha a che fare anche con il cuore e con le emozioni. Spiego meglio con due esempi tratti dalla recente esperienza di due week-end trascorsi a Trieste, il primo per la Coppa Sciarrelli e Coppa Città di Trieste per barche d'epoca, il secondo per Barcolana Classic e Barcolana. Correva a tutte le manifestazioni, tranne la Barcolana, il mio Bat (di cui fra l'altro abbiamo molto piacevolmente festeggiato il 120° compleanno con un brindisi all'Adriaco), condotto dal Presidente dell'Adriaco, mentre io partecipavo con la mia passera disegnata da Sciarrelli nel 2000, con cui mi diverto più che con il Bat. Il Bat mi ha sempre battuto. Bravura dei timonieri ma anche un'arma segreta che hanno sfoderato, un grande genoa di taglio moderno molto bello ed efficiente. A parte il livore di essere superato da loro devo dire che era una grande gioia vedere il BAT andare come un treno fra due baffi d'acqua spinto dalla sua nuova vela. E' così che le barche devono navigare (o vogliono navigare), al massimo delle loro potenzialità, in modo efficiente, qualunque sia la loro età. Un Bat più lento e filologico non sarebbe stato altrettanto gratificante da vedere e da portare. Altra osservazione sul Bat: nel 2002, quando l'ho restaurato, ho ceduto alle insistenze di Sciarrelli e ho fatto un restauro filologico togliendo il tughino che aveva aggiunto lo stesso Sciarrelli per farne un cutterino da crociera. Adesso è una barca aperta come l'aveva disegnata Clayton 120 anni fa. Tutto giusto ma io sono pentito perché mi piaceva di più prima.
Quanto alla mia passera faccio la barcolana nella categoria passere e fino a qualche anno fa mi piazzavo fra i primi. Quest'anno sono arrivato 8° su 14 e nella coppa Sciarrelli addirittura penultimo. Anche qui colpa del timoniere ma non solo: quasi tutte le altre passere armano ormai dei supergenoa in testa d'albero che con le ariette di Trieste diventano armi letali per gli avversari. C'è un bel dire che posso consolarmi dicendo che la mia ha l'armo giusto disegnato da Sciarrelli, che è ragionevolmente invelata e non superinvelata. Potrei anche avere un abbuono per tutto questo ma quando regati vuoi mettere gli altri dietro a te sul campo di regata, non nel conteggio dei punti a tavolino. Conclusione: sto meditando per il prossimo anno di fare come gli altri, di estrarre anch'io la mia arma segreta, per esempio un superbompresso con un mostruoso gennaker, per tornare a lottare con i primi. Detto tutto questo ti invito a non tenerne conto e a confermare la tua posizione, che, ripeto, condivido ma che, e fin d'ora te ne chiedo venia, mi appresto a trasgredire.